La giornata di giovedì 22 novembre è tutta dedicata ad un lavoro intorno all’opera e alla sua presentazione e sarà articolata in tre momenti:
- una maratona di curatela con studenti selezionati da accademie e università per riflettere sulle possibili modalità di esposizione e allestimento, progettata da Maria Chiara Ciaccheri e Anna Chiara Cimoli;
- un confronto con curatori professionisti tra i quali Katia Anguelova, Edoardo Bonaspetti, Lucrezia Cippitelli, Alessandra Pioselli;
- un evento aperto al pubblico con vernissage, dalle ore 18.30.
Fondazione Il Lazzaretto
Via Lazzaretto 15, Milano
È Chiara
Enzo la vincitrice del premio per l’arte contemporanea Lydia! curato da
Maria Chiara Ciaccheri e Anna Maria Cimoli e promosso dalla Fondazione
Il Lazzaretto, realtà nata con l’obiettivo di favorire
processi di trasformazione collettiva e individuale, percorsi di
cambiamento, crescita e formazione che attraversino con libertà diverse
discipline e approcci. Giovedì 22 novembre, a inaugurare l’opera vincitrice del premio Lydia!, prodotta dalla Fondazione per questa occasione, sarà una maratona
di curatela durante la quale studenti provenienti da accademie e
università potranno confrontarsi con curatori professionisti, tra i
quali Katia Anguelova, Edoardo Bonaspetti, Lucrezia Cippitelli,
Alessandra Pioselli.
Nella
prima parte della giornata il gruppo interdisciplinare di studenti
(provenienti da percorsi di curatela, visual studies ed educazione
museale) verrà introdotto all’opera e ai suoi temi; saranno poi
ridefinite le questioni controverse, i possibili approcci interpretativi
e i vincoli curatoriali, quindi gli studenti riceveranno dei brief che
svilupperanno in gruppi di lavoro. Nel pomeriggio, le proposte saranno
presentate al panel di curatori professionisti per rimanere a
disposizione del pubblico nel corso dell’evento a seguire.
Dalle ore 18.30, infatti, un vernissage aperto al pubblico
permetterà di visionare l’opera realizzata da Chiara Enzo e installata
negli spazi de Il Lazzaretto, accanto ai progetti realizzati dagli
studenti.
Chiara Enzo, studentessa del corso di Laurea Magistrale in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia è stata premiata per aver saputo interpretare al meglio il tema lanciato dal bando promosso dalla Fondazione Il Lazzaretto:
riflettere sul concetto di “femminile” per dar vita ad un’opera, senza
limitazioni di tecniche e linguaggi, che possa andare oltre i soliti
stereotipi e cliché con l’obiettivo di sperimentare nuovi possibili
significati in grado di descrivere il presente e le sue trasformazioni.
L’opera vincitrice è stata selezionata
tra decine di lavori di altri giovani artisti da una giuria composta da
rappresentanti degli enti promotori e da professionisti del mondo della
cultura e dell’arte di comprovata esperienza: Edoardo Bonaspetti, curatore; Maria Chiara Ciaccheri e Anna Chiara Cimoli, curatrici dell’area arti visive de Il Lazzaretto; Francesca Kaufmann, gallerista (Galleria Kaufmann Repetto); Damiana Leoni, consulente per l’arte contemporanea (VIP Representative Italy-Art Basel); Adrian Paci, artista; Paola Ugolini, critica d’arte e curatrice indipendente.
Più nel dettaglio “Claustrale”,
questo il titolo dell’opera, propone una riflessione sul corpo
vulnerabile e sull’esplorazione dei suoi limiti fisici per rifuggire
dalle forme imposte dal suo stesso essere individuo caratterizzato,
nonché da altre numerose strutture imposte dall’esterno. All’interno
degli spazi de Il Lazzaretto, Chiara Enzo ha creato uno spazio intimo e
chiuso, entro cui installare disegni di vissuto personale, tesi invece
ad aprire e questionare la definizione del sé. Per mezzo di un
linguaggio che incorpora disegno, pittura ed elementi formali e
narrativi peculiari del cinema, l’artista ha selezionato una serie di
episodi strettamente legati alla sua vita, soffermandosi su accadimenti
minimi del quotidiano, spesso banali ed esigui a un punto tale da non
essere presi in considerazione. Tali eventi mettono però in questione o
addirittura minano le coordinate della relazione tra il singolo e il
mondo in cui vive, evidenziandone la conflittualità. Attraverso
un’analisi ostinata dello sguardo e un’inquadratura il più possibile
ravvicinata, Chiara Enzo invita l’osservatore a partecipare alla sua
esperienza.
L’idea
del premio Lydia! nasce nell’ambito di un’esplorazione avviata dalla
Fondazione Il Lazzaretto legata ai temi del femminile quale approccio e
modello per scandagliare le complessità del presente. Un’indagine che
è stata anche al centro della prima edizione de Il Festival della
Peste!, evento promosso dalla Fondazione che, lo scorso ottobre, ha
proposto una riflessione sul concetto di femminile oltre gli stereotipi e
i ruoli imposti attraverso la contaminazione di forme e linguaggi di
arte e cultura.
La vincitrice del premio Lydia!: Chiara Enzo
Chiara
Enzo (1989) vive e lavora a Venezia. Attualmente frequenta il corso di
Laurea Magistrale in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia
con Carlo Di Raco. Nel 2013 una borsa di studio Erasmus per la
mobilità internazionale le ha permesso di proseguire gli studi per un
anno presso la De Montfort University a Leicester, Regno Unito. Nel 2017
vince per un anno uno studio d’artista nell’ambito del programma di
residenze della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Il Lazzaretto e la sua storia
Lo
spazio dove ha sede Il Lazzaretto fu trovato anni fa da una signora
appartenente all’illuminata borghesia milanese, che lo diede in gestione
a una cara amica di famiglia, Lydia Silvestri, una scultrice allieva di
Marino Marini, che per anni ne fece il suo atelier. L’ambiente era
perfetto, arioso e luminoso, con una storia alle spalle, ideale per
accogliere nuove energie e nuove idee. In questo luogo più generazioni
sono passate a imparare cosa fosse l’arte e qualche volta a
sperimentarla: poster, disegni, bozzetti erano ovunque, mentre con il
carroponte si spostavano le sculture più grandi.
La Fondazione
Il
Lazzaretto, storicamente luogo della cura e della separazione dal
mondo, si è trasformato in un luogo aperto alle contaminazioni del
mondo. Essere una peste oggi
significa camminare sui confini, forzare il limite con ironia e
divertimento, giocare coi tabù e gli stereotipi, e, in ultima istanza,
promuovere una riflessione sui processi di cambiamento e trasformazione
individuale e collettiva.
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