VINITALY È DRIVER SETTORE, PENSIAMO A NUOVI EVENTI IN USA E CINA. ITALIA FERMA NEGLI STATES
Milano, 11 ottobre 2018
- “Siamo sempre più convinti che il vino italiano abbia bisogno di una
scossa per incrementare le proprie performance all’estero, specie ora
che sul mercato interno si riscontra un nuovo calo dei volumi venduti
nella Gdo. Vinitaly farà la sua parte intensificando il proprio ruolo di
driver per il settore: pensiamo alla costruzione di eventi solidi negli
Stati Uniti e in Cina e a un incremento della promozione e della
formazione anche attraverso gli strumenti digitali; ma serve un’azione
incisiva e un taglio netto su certe dinamiche sin qui riscontrate. Un
upgrade nel modo di fare internazionalizzazione che parta dal governo
del settore, e fa piacere constatare la comunanza di pensiero con il
ministro Centinaio, che in materia di promozione ha le idee chiare”. Lo
ha detto, oggi
a Milano, nel corso di un pranzo con 40 produttori vitivinicoli
dedicato alle prossime attività di Vinitaly, wine2wine di fine novembre
in primis, il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani.
“Il commercio mondiale del vino vive da tempo stagioni felici – ha proseguito Mantovani - e l’Italia è uno dei player che è cresciuto di più nell’ultimo decennio, ma non basta. Il nostro osservatorio ci segnala nei primi 7 mesi di quest’anno una crescita in valore rallentata se confrontata con gli altri top player mondiali. Allo stesso tempo, secondo le dogane, nei primi 8 mesi di quest’anno c’è stata una brusca frenata nelle importazioni dagli Stati Uniti, dove il nostro mercato è di fatto in recessione mentre la Francia nello stesso periodo cresce bene”.
Secondo l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nel secondo quadrimestre si sono accentuate le difficoltà di crescita negli Usa, con il dato a valore (in euro) delle importazioni di vino italiano fermo a +0,7% per un corrispettivo di 1,11 miliardi di euro. Un indicatore che assume maggior rilevanza se accostato al forte rialzo francese (+8,2%, a 1,18 miliardi di euro), in controtendenza rispetto a un valore globale delle importazioni di vino che vira in negativo (-0,6%). Sul fronte delle tipologie, gli sparkling tengono a galla il vigneto Italia con un ulteriore balzo del 16,3%, con gli champagne transalpini in calo del 5,2%. Discorso inverso invece sul prodotto fermo, che rappresenta oltre i 3/4 delle importazioni statunitensi. Qui il Belpaese perde a valore il 2,9% mentre la Francia vola a +15,1%.
Sul fronte dell’export globale, nei 7 mesi su base Eurostat l’Italia* si conferma 2° player mondiale dopo la Francia e guadagna il 4,1% a valore. Ma sono tutti i top 4 esportatori a crescere, con la Francia a +6,4%, la Spagna a +6,7% e l’Australia a +6,1%. Con il Cile che nonostante una politica dei dazi favorevole perde il 6,6%.
* stima, valore Italia fermo a gennaio-giugno
“Il commercio mondiale del vino vive da tempo stagioni felici – ha proseguito Mantovani - e l’Italia è uno dei player che è cresciuto di più nell’ultimo decennio, ma non basta. Il nostro osservatorio ci segnala nei primi 7 mesi di quest’anno una crescita in valore rallentata se confrontata con gli altri top player mondiali. Allo stesso tempo, secondo le dogane, nei primi 8 mesi di quest’anno c’è stata una brusca frenata nelle importazioni dagli Stati Uniti, dove il nostro mercato è di fatto in recessione mentre la Francia nello stesso periodo cresce bene”.
Secondo l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nel secondo quadrimestre si sono accentuate le difficoltà di crescita negli Usa, con il dato a valore (in euro) delle importazioni di vino italiano fermo a +0,7% per un corrispettivo di 1,11 miliardi di euro. Un indicatore che assume maggior rilevanza se accostato al forte rialzo francese (+8,2%, a 1,18 miliardi di euro), in controtendenza rispetto a un valore globale delle importazioni di vino che vira in negativo (-0,6%). Sul fronte delle tipologie, gli sparkling tengono a galla il vigneto Italia con un ulteriore balzo del 16,3%, con gli champagne transalpini in calo del 5,2%. Discorso inverso invece sul prodotto fermo, che rappresenta oltre i 3/4 delle importazioni statunitensi. Qui il Belpaese perde a valore il 2,9% mentre la Francia vola a +15,1%.
Sul fronte dell’export globale, nei 7 mesi su base Eurostat l’Italia* si conferma 2° player mondiale dopo la Francia e guadagna il 4,1% a valore. Ma sono tutti i top 4 esportatori a crescere, con la Francia a +6,4%, la Spagna a +6,7% e l’Australia a +6,1%. Con il Cile che nonostante una politica dei dazi favorevole perde il 6,6%.
* stima, valore Italia fermo a gennaio-giugno
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