La onlus Italian Friends of The Citizens Foundation TCF e il Museo Diocesano Carlo Maria Martini presentano Art for Education: Artisti Contemporanei dal Pakistan,
la prima mostra collettiva di arte contemporanea pakistana in Italia,
ospitata dal Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano e nata per
sostenere, attraverso il linguaggio universale dell’arte, The Citizens
Foundation, l’organizzazione pakistana non governativa, laica e senza
scopo di lucro che dal 1995 promuove l’istruzione femminile di qualità
in Pakistan.
La mostra organizzata in partnership con il Museo Diocesano Carlo Maria Martini, è curata da Salima Hashmi, artista, critica e intellettuale tra le personalità più influenti in Pakistan, e da Rosa Maria Falvo, critica e scrittrice italo-australiana.
In mostra 60 artisti pakistani - tra nomi affermati e conosciuti a livello internazionale e artisti emergenti, selezionati attraverso un concorso indetto da Italian Friends of
TCF lo scorso anno. Molti di questi artisti conoscono e sostengono The
Citizens Foundation da tempo e proprio per questo ognuno di loro ha
deciso di donare la propria opera in occasione della mostra, con
l’obiettivo di raccogliere fondi a favore della ONG pakistana.
Tema cardine del progetto è quello da cui prende il titolo la mostra stessa, Art for Education: l’istruzione infatti è il motore che muove l’attività di The Citizens Foundation, ma rappresenta anche un valore universale di crescita individuale e collettiva. Istruzione e creazione artistica riflettono il sostrato culturale del Pakistan e sono da sempre strettamente connessi. Molti degli stessi artisti presenti in mostra infatti, sono o sono stati docenti, diventando dei veri e propri mentor per i loro studenti anche al di fuori delle aule universitarie, a dimostrazione che l’arte può riflettere esigenze e critiche della società e farsene portavoce.
In occasione dell’apertura della mostra, il 17 ottobre alle 18.30 presso il Museo Diocesano, le curatrici Salima Hashmi e Rosa Maria Falvo terranno un dialogo sull’arte pakistana contemporanea. A completare l’approfondimento sulla mostra, un incontro il giorno 20 novembre alle 18.30 presso il Museo Diocesano tratterà il tema “Le donne del Pakistan: contesto, espressioni, trasformazioni” con le esperte Elisa Giunchi (Università degli Studi di Milano) e Anna Vanzan (Università degli Studi di Milano e di Pavia).
Gli artisti pakistani affrontano temi dibattuti e comuni al sentire contemporaneo attraverso il loro particolare punto di vista e la sensibilità di chi sperimenta ogni giorno cosa significa vivere in Pakistan. A differenza di come l’opinione dominante dipinge il paese, il Pakistan è interessato da un grande fermento culturale e artistico che convive con una storia contraddittoria e gravosa fatta di divisioni, dittatura e di quel “sogno musulmano” che ha trasformato la capitale industriale Karachi in una delle metropoli più multietniche e popolose del pianeta con i suoi 23,5 mln di abitanti.
La curatrice Salima Hashmi ci ci restituisce una fotografia precisa e stimolante dell’arte pakistana oggi affermando: “It’s odd that the worse things are, the better art becomes” (È strano come più le cose peggiorino, migliore diventi l’arte). L’arte pakistana ha a che fare strettamente con la libertà artistica e individuale e con la possibilità di esprimersi pur in condizioni non sempre favorevoli al libero pensiero. È un’arte sussurrata e raffinata, fortemente simbolica ed evocativa che rispecchia e sottintende le incoerenze della società attuale. Allo stesso tempo è rivoluzionaria perché sa parlare sottovoce ma in maniera potente, proiettandosi oltre i propri confini, conservando idealismo, passione e celebrando le tradizioni della sua terra.
Non è un caso infatti che nelle scuole e università d’arte si insegnino ancora le tecniche artistiche tradizionali come la miniatura, il ricamo, la tessitura, la calligrafia; come non è un caso il fatto che anche gli artisti delle nuove generazioni attingano a piene mani da esse. Nello studiare e apprendere dalla storia più o meno recente si evidenzia ancora una volta il tema di Art for Education e la volontà di non cancellare il passato, bensì di usarlo come stimolo per cambiare la società in meglio. Un atto di coraggio e responsabilità che permette agli artisti di affrontare temi come la povertà, l’ingiustizia, l’Islam, il ruolo della donna, l’identità di genere, l’amore, l’urbanizzazione. Attraverso l’uso raffinato della tecnica creano manufatti affascinanti dal punto di vista estetico, ma che contemporaneamente celano argomenti difficili da affrontare e a volte tabù.
Rashid Rana
Faiza Butt, una delle artiste presenti in mostra con l’opera A Dystopian Fantasy,
afferma che la bellezza delle sue opere porta il visitatore ad
avvicinarsi ad esse per scoprirne il significato più profondo legato
all’identità di genere, all’infanzia e alla società in cui vive.
L’artista utilizza la tecnica del puntinismo mutuata dalla miniatura
Moghul applicandola alle fotografie trovate su giornali e riviste e ai
pixel di cui sono fatte. Un’operazione simile è quella che compie Rashid Rana, uno degli artisti pakistani più noti al grande pubblico, con War Within VI: partendo da un’opera iconica del neoclassicismo di Jacques-Louis David, Il giuramento degli Orazi,
crea un effetto di straniamento tra la visione da lontano e quella
ravvicinata, affrontando in realtà il tema del nazionalismo e i suoi
esiti violenti. Allo stesso modo Imran Qureshi, uno
degli artisti pakistani più noti al grande pubblico, che ha frequentato e
ora insegna miniatura al National College of Arts di Lahore, propone
nelle sue tele estremamente eleganti dal punto di vista pittorico i temi
della morte e della vita, della tragedia e della speranza.
La maggior parte degli artisti esposti in mostra sono donne e questo non è un caso, ma un aspetto legato alla tradizione e alla storia pakistana: nell’antichità l’artigianato era un’attività praticata a casa prevalentemente dalle donne, e persino in tempi recenti per una donna era molto più facile frequentare la scuola d’arte piuttosto che l’università. Oggi essere artista e donna in Pakistan è un valore aggiunto di cui abbiamo molti esempi, primo fra tutti quello di Adeela Suleman, artista e direttrice del dipartimento di Belle Arti presso la Indus Valley School di arte e architettura a Karachi e co-fondatore e direttrice di VASL Associazione Artisti del Pakistan. Nelle sue sculture/istallazioni dense di significati allegorici, l’artista lavora proprio sul confine tra bellezza naturale, violenza e caos, sublimando le paure terrene attraverso l’arte. Mutuare la tradizione artistica non solo pakistana ma anche occidentale, combinandola con temi di attualità, è la strada che perseguono anche altre artiste come Aisha Khalid, Hamra Abbas e Nusra Latif Qureshi; quest’ultima nell’opera esposta in mostra lavora sull’interpretazione selettiva dei testi religiosi applicata alle donne, mostrando come la stessa parola che educa e libera può diventare uno strumento di soppressione nelle mani sbagliate. O ancora Naiza Khan che, come molti altri artisti contemporanei, riflette sul tema dell’urbanizzazione e della rovina, chiedendosi come re-immaginare la socialità in mezzo alla violenza quotidiana della globalizzazione postcoloniale.
Anche gli artisti emergenti dimostrano di conoscere bene la storia del proprio Paese e le tecniche artistiche del passato, e di saperle traslare nell’attualità proponendo spunti di riflessioni universali e fortemente contemporanei: dall’opera intimistica di Rehana Mangi a Mahbub Jokhio, che lavora sui concetti di vedere, leggere, percepire e interpretare utilizzando il corano e una poesia del poeta Sindhi sufi Shah Latif; a Sana Obaid che attraverso la wasli paper, una particolare carta realizzata a mano per le miniature, ci regala un’immagine lieve e allo stesso tempo scioccante; a Seema Nusrat e alle sue barricate, arrivando fino a Imran Mudassar che, raffigurando uno studente (Talib-i Ilm) delle Madrassa e attraverso i motivi floreali ripresi dai tradizionali modelli di design islamico, stigmatizza la possessività dei dogmi religiosi che questi individui incarnano per tutta la vita. E ancora Asif Khan costruisce nuove narrazioni utilizzando frame da un documentario sulla partizione del Pakistan dall’India; sulla stessa storia, intrecciata con vicende personali e drammatiche, lavora Shakila Haider, mentre Ayesha Durrani indaga il concetto di "bellezza femminile"e la sua rappresentazione guardando sempre alla miniatura.
La mostra Art for Education: Artisti Contemporanei dal Pakistan, il cui progetto di allestimento è stato realizzato dall'architetto Natasha Calandrino Van Kleef, nasce dalla volontà condivisa di Italian Friends of TCF, delle curatrici e degli artisti coinvolti di supportare, attraverso l’arte, l’attività di The Citizens Foundation, ma non solo: l’obiettivo della mostra è quello di contribuire alla conoscenza del Pakistan in Italia, instaurando un dialogo interculturale e una riflessione sul ruolo e l’importanza dell’educazione nell'arte e dell'arte nell'educazione.
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