lunedì 15 ottobre 2018

Predappio Alta, risplendono i paesaggi agresti di Gino Erbacci Alla Vëcia Cantêna d’la Prè le immagini pittoriche legate al lavoro e alle tradizioni dei campi




PREDAPPIO ALTA (FC) - Paesaggi agresti e lavoro nei campi sono i protagonisti della mostra di Gino Erbacci allestita nelle storiche cantine della famiglia Zoli di Predappio Alta di piazza Cavour, organizzata dal Comune di Predappio in collaborazione con “La Vëcia Cantêna d’la Prè” fino a domenica 14 ottobre. La voce pittorica di Erbacci canta i riti campestri che ha ben conosciuto: la trebbiatura, i lavori nelle stalle o nelle aie con le pannocchie di granoturco. Non mancano le veglie estive o i balli al suono della fisarmonica. Questi quadri suggeriscono alla mente le cante di Spallicci che ha amato questa realtà ed esaltata nelle sue poesie.
 
Nato a Galeata da famiglia contadina, per oltre trent'anni Gino Erbacci ha vissuto e conosciuto la fatica dei campi. Dopo lo storico esodo dai monti e dalle campagne che si compì negli anni '50-'60, cambiò mestiere e vita, ambientandosi anche lui in un altro mondo, quello urbano, senza però dimenticare il carico culturale e l'archivio storico delle sue radici. Oltre alla fatica dei campi Erbacci aveva imparato, fin da ragazzo, l'arte del disegno, della grafica e del fumetto. Cominciò a dipingere negli anni Sessanta, ispirandosi alle fatiche del mondo contadino ormai cancellato per sempre.

Memorie e sentimenti mai dimenticati: una volta arrivato dalla collina in città, il pittore ha approfondito e affinato le proprie conoscenze tecniche, tanto da poter essere considerato oggi un vero artista del pennello e della memoria storica della cultura contadina. La trebbiatura, i vignaioli, gli zappatori, i mietitori, le filatrici, le feste nell'aia, ma anche i paesaggi, i tramonti o le albe lungo il passaggio mutevole delle stagioni... Un vero e proprio album di memorie e incisive verità di un passato narrato senza retorica o nostalgici rimpianti, lontano da ogni autoconsolazione.
 
La sua "fantasia" è il "sogno" della sua giovinezza, è la memoria di una vita che non c'è più e che lui continua ad avere nel sangue, perché dentro quella è nato e vissuto. 
 
 
 
 
 

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