Nel 2017 l’Ecomuseo delle Acque ha organizzato il primo Festival “Sguardi sui territori”,
sul tema del rapporto tra ecomusei e antropologia visuale, un indirizzo
delle scienze demoetnoantropologiche volto a documentare e analizzare
le manifestazioni visibili espresse dalle culture di un territorio. In
attesa dell’edizione del 2019 (il festival ha una cadenza biennale),
l’ecomuseo propone un nuovo appuntamento.
Sabato 12 maggio alle 16 al LAB terremoto in piazza Municipio 5 a Gemona l’antropologo Mario Spiganti presenterà la figura di Lionetto Fabbri (1924-2011), cineasta fiorentino premiato due volte con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 1957 e 1959, definito da Spiganti
«un pittore con la cinepresa». Per l’occasione verranno proiettati
alcuni dei documentari più significativi del regista, risalenti agli
anni Cinquanta. Una vita, la sua, dedicata alla rappresentazione della
realtà, con esattezza e verità, ma anche con mirabile gusto estetico e
ritmo narrativo. L’ingresso è libero.
I
cortometraggi di Lionetto Fabbri, oltre ad affascinare per la qualità
della fotografia, assumono un eccezionale valore di testimonianza
storica. A Gemona saranno presentati e commentati: I Mammalucchi (1959, 10’) sugli abitanti di Bagni di Lucca che si dedicano tra polveri e colori alla fabbricazione di statuine di gesso; Gente lontana (1957, 21’, Orso d’Oro a Berlino) sui cavatori di pomice di Lipari nelle isole Eolie; Terra contesa (1958, 28’) sulla difficile vita nel Polesine alla mercé delle acque del Po; La lunga raccolta (1958, 22’, Orso d’Oro) sul lavoro delle donne negli immensi uliveti della Calabria; Antico mestiere
(1955, 10’) sui lavandai di Grassina, località vicino Firenze diventata
famosa proprio grazie a questo mestiere. Fabbri registra e attesta
l’esistenza di mestieri ormai scomparsi, «esperienze millenarie - diceva
l'autore - di cui non sapremo più niente, perciò è bene documentarle
nei minimi dettagli per conservarne il ricordo».
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