A TAVOLA, LA PIZZA SI CONFERMA ELISIR DEL BUONUMORE.
ARTIGIANALE O SURGELATA, IN ITALIA E’BOOM DI CONSUMI: NE MANGIAMO A TESTA QUASI 8 KG ALL’ANNO, DI CUI OLTRE 1,5 “SOTTOZERO”
In
 occasione della Giornata mondiale della felicità (20 marzo), l’IIAS – 
Istituto Italiano Alimenti Surgelati – rivela numeri, curiosità e trend 
di consumo di uno
 dei prodotti divenuto
in
 tutto il mondo sinonimo di buonumore a tavola: la pizza. Che sia una 
tradizionale margherita o una speciale con farina di kamut,
che
 sia home made o surgelata, poco importa: la pizza si conferma il 
‘grande classico’ che mette allegria e non conosce crisi: nel comparto 
“sottozero” circa 92.000
 le tonnellate consumate
complessivamente nel 2017 (+2%  sul 2016) e oltre 45 le referenze presenti oggi nel banco freezer
18 Marzo 2019 – Bianca o rossa, tradizionale o gourmet, artigianale o surgelata, non esiste luogo in tutto il mondo in cui
la pizza non rappresenti l’emblema della felicità a tavola.
 E i numeri del business legati a questa pietanza - tra le più amate e 
conosciute nei 5 continenti - testimoniano un trend in continua ascesa, 
anche
nel comparto “sottozero”: nell’ultimo anno, gli Italiani ne hanno mangiato oltre 1kg e mezzo a testa,
 privilegiando nella scelta la classica “Margherita” (tra più di 45 
tipologie presenti in commercio) e i consumi di pizze surgelate 
rappresentano
oggi il 20% circa del mercato complessivo. È questa la fotografia scattata dall’
IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati – che, in occasione della “Giornata mondiale della felicità”, ha reso noti
numeri, tendenze e curiosità di questo segmento merceologico in grado di ingolosire e rallegrare i consumatori di tutte le età.
Tra
 rotonde e alla pala, farcite e semplici, extralarge e al trancio, 
biologiche e integrali, gluten free e senza lattosio, la pizza è un 
piatto che mette tutti d’accordo e nella
 sua versione “sottozero” ha saputo conquistare anche i mercati globali.
 Ecco perché non c’è da stupirsi se anche nel Belpaese, che è la patria 
di questo alimento, se ne mangi sempre di più: nel 2016 ne è stato 
consumato oltre un chilo a testa; nel 2017,
i consumi hanno toccato complessivamente quota 91.500 tonnellate, con una crescita del +2,1% ed un
exploit di consumo delle “pizze grandi”, che hanno guadagnato oltre il 
+7% sull’anno precedente (scendendo nel dettaglio, sono state consumate nel canale
retail circa 50.000 tonnellate di pizze surgelate - a cui si aggiungono poi gli snack salati - e oltre
14.500 tonnellate nel catering). In soli 11 anni, dal 2006 al 2017, il valore di mercato relativo a questo prodotto è quasi raddoppiato: da 130 a 254 milioni di euro.
Oggi,
le mangiano più di 6 famiglie su 10 (63%) e la loro 
crescita traina quella dell’intero settore dei surgelati, al punto che 
le pizze hanno guadagnato negli anni una fetta sempre più significativa 
dei consumi complessivi dei surgelati nel nostro
 Paese. Una fetta che lo scorso anno è arrivata a superare il 12% del totale, complice anche la diversificazione dell’offerta, divenuta sempre
più in linea con i trend alimentari emergenti (salutismo, ricerca
 del benessere, sensibilizzazione verso le intolleranze) e la 
rispondenza alle diversificate abitudini di consumo degli Italiani.
“Un buon cibo può donare felicità e migliorare l'umore,
coinvolgendo tutti i sensi e regalando veri attimi di soddisfazione - commenta
Vittorio Gagliardi, presidente IIAS - La pizza surgelata corrisponde esattamente a questo identikit:
 è oggi associata a un’atmosfera di allegria, convivialità, buonumore; evoca la spensieratezza mentale di una ‘cena già risolta’:
relax, tranquillità, informalità, zero impegno e massima resa; 
rimanda a un’elevata gratificazione in termini di esperienza di 
prodotto: sfizio, piacere, appagamento, calore del forno. Le occasioni 
di consumo sono molteplici, spesso più ‘rituali’ che ‘emergenziali’:
 la «serata pizza» (familiare, di coppia o con gli amici) è percepita 
come un appuntamento atteso, ma anche il consumo individuale rientra 
nella dimensione della desiderabilità”.
Tutti pazzi per la Pizza: cibo salva-umore, sempre più protagonista delle nuove abitudini alimentari degli italiani
Pizza
 surgelata vuol dire velocità e comodità di preparazione, ma non per 
questo i consumatori sono disposti a rinunciare alla qualità: vogliono 
gusto, ampia scelta, abbinamenti
 sfiziosi e amano variare spesso tipologia e formato.
Ecco perché, nel corso degli anni,
l’offerta di spessori, impasti, dimensioni, farciture delle pizze surgelate è enormemente cresciuta (dalle pizze
vegan a quelle gluten free e bio, fino ad arrivare 
agli impasti speciali con farine integrali o di kamut), alimentata 
dall’ottima accoglienza da parte di un consumatore che ha iniziato ad 
apprezzare questo prodotto oltre che per i suoi
 contenuti di convenienza, praticità e varietà, anche per la sua bontà,  giudicata oggi in tutto e per tutto simile a quella gustata in pizzeria.
“Per quanto riguarda le tipologie di pizze più richieste – sostiene
Gagliardi di IIAS – abbiamo riscontrato che negli anni è 
aumentata la quota destinata alla tradizionale pizza Margherita (passata
 da meno di un terzo a quasi la metà del totale) che si conferma ancora 
come la ‘più amata nel Bel Paese’. A preferire
 la ‘margherita’ sono soprattutto le donne: la scelgono per la 
sua semplicità, il gusto piacevole, la leggerezza e la facilità nella 
digestione. Gli uomini optano più spesso per la pizza farcita, preferita
 per varietà e versatilità, per soddisfazione
 visiva e palatale e anche perché rappresenta un pasto completo. Per i 
bambini, invece, negli ultimi anni, sono nati formati ad hoc, di 
dimensioni più ridotte e con tanti gusti sfiziosi, in grado di 
conquistare le loro preferenze”.
H.T.S.T. (high temperature, short time): in un Acronimo è racchiuso il Successo delle Pizze Surgelate
È
 innegabile che il successo della pizza surgelata sia cresciuto anno 
dopo anno, così come il livello qualitativo di questo prodotto, che è 
arrivato a conquistare palati sempre più
 esigenti e raffinati. Ma come è stato possibile? 
“La risposta - sostiene
Gagliardi di IIAS - va ricercata nelle continue innovazioni e 
sperimentazioni compiute in questo settore, che hanno decretato il 
trionfo di un prodotto inizialmente percepito con grande diffidenza nel 
nostro Paese. Com’è facilmente immaginabile, fin
 dai suoi esordi negli anni ‘60 del secolo scorso, in Italia la pizza 
surgelata ha dovuto scontrarsi con la concorrenza ingombrante del 
prodotto ‘fresco’. Sfida oggi superata, come dimostrano le 91.500 tonnellate consumate nel 2017, pari al 12% in volume di
 tutti gli alimenti surgelati”.
Alla base del successo italiano c’è stata, di fatto, una importantissima
rivoluzione produttiva: quella che, agli inizi degli anni ‘90, 
trasformò il modo di produrre la pizza surgelata avviato negli anni ‘70.
 Si passò, infatti, dal sistema di preparazione tipico dei panificatori 
(che prevedeva una temperatura del forno compresa
 tra i 250 e i 280° C e  un tempo di cottura di 20-25 minuti) a quello 
dei pizzaioli (che utilizzavano invece la temperatura del forno a 400° C
 e impiegavano 2-4 minuti di cottura).
Un passaggio epocale dal cosiddetto metodo “LTLT” (Low Temperature, Long Time)
alla tecnica “HTST” (High Temperature, Short Time).
Da allora,
un’innovazione continua e costante, la selezione di ingredienti di qualità e la rispondenza alle
esigenze e ai gusti dei consumatori hanno contribuito a rendere 
il mercato delle pizze surgelate sempre più vivace e in continua ascesa, nonostante la crisi imperversata negli scorsi anni nel settore alimentare.
“Da un’indagine realizzata di recente dalle aziende del nostro comparto – conclude
Gagliardi – risulta che gli intervistati 
‘anagraficamente più maturi’ riconoscono una netta differenza tra la 
pizza surgelata del passato (solo mozzarella e pomodoro, considerata 
quasi un “surrogato della vera pizza”) e la vivacità dell’attuale
 scenario di categoria, che oggi
 è percepito come un mondo molto ricco e articolato in termini di: 
farcitura (dalle più semplici alle super farcite); spessore (oltre agli 
impasti tradizionali, anche pizze alte o sottilissime); dimensione (non 
solo “regular”,
 ma anche formati “big” o “small”); rispondenza ai vari stili 
alimentari: dalle tradizionali ricettazioni italiane, recentemente 
riqualificate nell’ingredientistica e nei metodi di cottura, alle pizze 
originali con gusti nuovi e decisi o con farciture straricche”.

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