a cura di Gabi Scardi
2 aprile – 8 luglio 2019
Fondazione Adolfo Pini – Corso Garibaldi 2, Milano
Press Preview: Lunedì 1 aprile, ore 11.00
Opening: Lunedì 1 aprile, ore 18.30
www.fondazionepini.net
In occasione di Miart 2019, dal 2 aprile all’8 luglio 2019 la Fondazione Adolfo Pini presenta la mostra L’ORA DANNATA di Carlos Amorales, a cura di Gabi Scardi.
Carlos
Amorales si interessa al linguaggio, alle immagini e alle loro varianti
e, più in generale, ai sistemi della comunicazione, al loro costante
rinnovamento, alle loro potenzialità e alle loro insidie; ai meccanismi
che consentono ad alcune narrazioni di emergere, a scapito di altre; e,
per estensione, alla questione delle rappresentazioni dominanti, della
manipolazione della comunicazione e del pensiero stesso. Nella sua
pratica confluiscono arte visiva, musica, animazione e poesia, tutte
coniugate, con grande rigore formale, nel nome di una consapevolezza
rispetto al presente e alle sue tensioni.
Per la Fondazione Adolfo Pini, Amorales ha concepito la mostra L’ORA DANNATA
incentrata sull’installazione di dimensioni ambientali Black Cloud e su
diversi elementi afferenti al progetto Life in the folds. La mostra
comprende inoltre silhouettes e altre opere dell’artista, in un continuo
slittamento tra immagini e segni.
Con Black Cloud,
uno sciame di migliaia di farfalle nere invade gli ambienti della
Fondazione già a partire dallo scalone d’ingresso. 15.000 farfalle
popolano gli spazi nuovi e quelli già esistenti della Fondazione. Con Life in the folds
l’artista mette invece in scena il tema della violenza dell’uomo
sull’uomo. Una violenza che alberga nel profondo e che può esplodere in
modo ingiustificato. Il progetto comprende, tra l’altro, un video di
animazione in cui, mentre assistiamo a una drammatica vicenda, vediamo
anche le mani del burattinaio che muove i fili dei protagonisti:
metafora della mistificazione a cui, che ne siamo consapevoli o meno, la
storia e le nostre azioni sono sottoposte. Da questo nucleo centrale
deriva una serie di trasposizioni; tra le altre: un’installazione di
grandi dimensioni e una serie di ocarine, ognuna delle
quali ha la forma di un segno e il cui insieme compone un linguaggio in
codice che può essere sia “letto” che “suonato”; proprio il loro suono
fa, tra l’altro, da colonna sonora per il video. Alcune figure appaiono
alle pareti della Fondazione come se le avessero attraversate; sono sagome umane e sembrano presentare alcuni fogli su cui sono rappresentati i momenti salienti della storia. In mostra anche i fogli dello story board in cui prendono forma per la prima volta i personaggi e le vicende raccontate nel video.
Con questa mostra Amorales fa riferimento al proprio paese, il Messico;
ma nello stesso tempo ci parla di discrepanze e tensioni estremamente
attuali in tutto il mondo, e della necessità di identificare l’origine
dei nostri fantasmi, di riconoscerne la portata, la matrice, la valenza
ideologica.
Dopo aver presentato i cinque progetti site-specific, The Missing Link di Michele Gabriele, Materia prima di Lucia Leuci, Memory as Resistance di Nasan Tur, Labyrinth di Jimmie Durham e SUMMERISNOTOVER di Šejla Kamerić,
la Fondazione Adolfo Pini prosegue con questa nuova mostra il proprio
percorso dedicato all’arte contemporanea, sotto la guida di Adrian Paci.
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