sabato 8 giugno 2019

CON L’AVVIO DEI LAVORI DEI TRE TAVOLI DI CO-PROGETTAZIONE PARTE SUL CAMPO L’AZIONE DELL’AMBIZIOSO PROGETTO ‘BIO-WINE’ PER REALIZZARE BUONE PRATICHE A TUTELA DEL PAESAGGIO E PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE




Una giornata di incontri e riflessioni chiusa con la tavola rotonda a cui ha partecipato l’assessore regionale alla Formazione e alle politiche giovanili Marciani

Tre tavoli tecnici chiamati a disegnare, sulle aree territoriali che rientrano nel progetto ‘BioWINE’ (Biological Wine Innovative Environment), il percorso di una buona pratica stimolata dalla consapevolezza che la tutela dell’ambiente costituisce condizione necessaria per garantire uno sviluppo sostenibile. Nella giornata di oggi, presso la Camera di Commercio di Benevento, si è svolto il seminario ‘Verso lo Statuto del Territorio e del Paesaggio Rurale’, aperto dai saluti di Antonio Campese (presidente della Camera di Commercio sannita) e Floriano Panza (primo cittadino di Guardia Sanframondi, Comune capofila del progetto) e che ha offerto tanti momenti di riflessione, sancendo nei fatti l’avvio di quello che sarà il lavoro concreto da svolgere sul campo.
Nel pomeriggio si è svolta la tavola rotonda conclusasi con l’intervento dell’assessore regionale alla Formazione, alle politiche giovanili e alle pari opportunità, Chiara Marciani. In mattinata, invece, gli interventi di apertura per illustrare gli obiettivi dei tre Tavoli di co-progettazione: quello specificatamente dedicato al paesaggio rurale, quello che si interesserà del paesaggio costruito e quello che invece sarà specifico sull’argomento della salubrità. Vi siedono agronomi, architetti, geologi, ingegneri, geometri, medici, rappresentanti delle associazioni ambientalistiche e, ovviamente, i rappresentanti delle aziende vinicole e i viticoltori, con in testa le associazioni di categoria.
Questi specifici gruppi di lavoro saranno chiamati a stimolare le capacità di lettura, ad illuminare le analisi della complessità della “materia paesaggio”, delineando gli interventi attraverso cui si procederà a trasferire le buone azioni attuate nel corso dell’ultimo decennio nell’area del Prosecco Superiore Docg, in terra trevigiana, ai territori coinvolti dal progetto, vale a dire i Comuni di Guardia Sanframondi, Castelvenere, Solopaca e Sant’Agata dei Goti nel Sannio; Castelfranci in Irpinia; Caggiano e Sant’Angelo a Fasanella in terra salernitana; Grumento Nova e Roccanova in provincia di Potenza.
L’attenzione è concentrata sul ‘Regolamento Intercomunale di Polizia Rurale’ che in terra veneta è stato adottato quale strumento operativo per la tutela della salute, dell’ambiente e del paesaggio del territorio rurale. Sarà questo il punto di partenza per avviare la redazione del Regolamento-BioWINE, che prenderà corpo attraverso le osservazioni, le indicazioni e i suggerimenti che giungeranno dai Tavoli di lavori e dalle comunità coinvolte, per dare vita ad uno strumento che sia il più calzante possibile alla realtà territoriale di riferimento.
In realtà non si tratterà di un semplice riuso, visto che l’obiettivo dovrà essere quello di adattare, in modo studiato e ragionato, le buone regole scritte per un territorio del Nord, diventato in questi ultimi anni uno dei protagonisti principali dello scenario enologico mondiale, a diverse realtà del Sud della Penisola. Realtà i cui territori presentano anche specifiche differenze di identità, con un tratto di unione rappresentato dalla viticoltura di qualità, che in questo progetto costituisce il filo conduttore delle azioni da sviluppare.
Più volte è stato sottolineato che questo riadattamento dovrà costituire anch’esso una best practice. Ed è proprio per questo motivo che la macchina che muove ‘BioWINE’ ha inteso chiamare a bordo le migliori espressioni nel campo della ricerca enologica e territoriale, per fare in modo che quanto si concretizzerà sul campo possa diventare anch’esso un vero e proprio modello di riferimento, un esempio ulteriormente replicabile in altre aree interne o rurali.
Ulteriore necessità - è stato più volte sottolineato - è quella di metterlo in pratica con tempi celeri, per fare in modo che queste aree di regioni svantaggiate recuperino quel che gap, in materia ambientalista e paesaggistica, le separa da altre realtà della Penisola.
Si lavora, dunque, per dare vita ad un modello di intervento che si alimenti della relazione fra partecipazione, governance, conoscenza locale e progettazione sociale, capace di dare vita a procedure, metodi e strumenti che stimolino una partecipazione attiva dei molteplici soggetti alla salvaguardia dei caratteri costitutivi del territorio e del paesaggio. Ecco perché il lavoro dei tre Tavoli tecnici continuerà nel corso di incontri futuri ma anche sfruttando la piattaforma democratica dei social, perché le scelte sul paesaggio dovranno coinvolgere non solo gli   esperti e le istituzioni, ma anche le imprese agricole e la popolazione che vi abita e lo fruisce. Il tutto stimolato dalla convinzione che conoscenza, tutela e valorizzazione di quel bene prezioso chiamato ruralità viaggiano a braccetto. Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale, che dovrà trasformare le comunità in attori principali nel presidio del paesaggio, lavorando a rafforzare senso di appartenenza, identità e memoria, valori intorno ai quali cittadini potranno raccogliersi e riconoscersi.


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