Scrive Filippo Maggia in catalogo: «Di questa raccolta alcune opere fungono da esempi compiuti dello stile unico che contraddistingue ancora oggi la fotografia di Giacomelli: il taglio plastico e la composizione pittorica dell’immagine “La fotomodella” del 1955; il bianco e nero abbacinante, quasi fluorescente emanato dalla celebre fotografia del bambino di Scanno, frutto di un’attesa lunga e ragionata; i giovani seminaristi ripresi dall’alto che paiono sospesi nel vuoto, su di un pavimento di cui Giacomelli ha cancellato quasi ogni traccia scolpendo il nero dei soggetti sullo sfondo bianco; il volto di una donna anziana che affiora alla base di un’immagine dove danzano figure scure, realizzata con due negativi, una fotografia inventata per rappresentare “il volto della morte”; il bambino leggermente sfocato che guarda la macchina fotografica tenendo a fuoco la ragazzina dietro di lui, obbligando così lo spettatore a passare da un piano prospettico a un altro; un volto femminile celestiale, con ombre accennate di gabbiani che lo accompagnano in un volo poetico, onirico, dalla serie su “Caroline Branson da Spoon River”; le immagini contrastate e severe della serie “Presa di coscienza sulla natura” degli anni 1976-1984, rigorose metafore del rapporto puro e primitivo che Giacomelli auspica tra uomo e natura. Una raccolta preziosa quella del Comune di Lonato del Garda, un dono di inestimabile valore lasciato da un fotografo unico e, ancora oggi, irripetibile». Scrive in catalogo la direttrice dell’Archivio Mario Giacomelli, Katiuscia Biondi: «Giacomelli è grande per aver creato un nuovo e straordinario linguaggio fotografico, fatto di un bianco e nero altamente contrastato, sorprendentemente forte per un’epoca in cui la fotografia si esprimeva in educati toni di grigio. Un linguaggio così inedito da far nascere interrogativi tecnici ed esistenziali, e da essere – da principio – considerato “zeppo di errori”. Ma quegli errori ben presto apparvero alla critica come conturbanti rivelazioni di “pezzi di reale” – un reale vero come mai prima, nonostante il Neorealismo di quegli anni». La mostra, concepita quale tappa a Lonato del Garda nell’anno in cui Bergamo e Brescia sono Capitale Italiana della Cultura, mira a far conoscere al largo pubblico di turisti ed appassionati d’arte e storia questa incantevole località, fra le più affascinanti dell’entroterra del Lago di Garda, e il complesso monumentale della Fondazione Ugo Da Como, con la sua Rocca (Monumento Nazionale), l’eccezionale Casa Museo (con oltre 20 ambienti interamente arredati) e la Biblioteca storica, una delle biblioteche private più importanti in Italia.
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