La galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea è lieta di presentare ZaLiZaZa. Inventario di famiglia, a cura di Francesca Pellicciari, una mostra di artisti appartenenti alla stessa famiglia: il fotografo Miro Zagnoli (Za), l’artista Emi Ligabue (Li) e le loro due figlie: l’illustratrice Olimpia Zagnoli (Za), già di casa in Galleria, e la costumista Emilia Zagnoli (Za)
Gli ZaLiZaZa sono una famiglia modernissima eppure d’altri tempi: se non si occupassero di manufatti diversi, li si potrebbe immaginare affaccendati in una bottega a conduzione familiare di stampo rinascimentale, o barocca, nell’intento di sperimentare nuove tecniche pittoriche, rivoluzionare gli stili o a prenderne d’esempio e farli propri; creare delle maestose quinte sceniche, abbigliati nel loro stile classico ed eccentrico al tempo stesso.
D’altronde questa immagine non si discosta molto da ciò che gli ZaLiZaZa fanno adesso, nel XXI° secolo, ciascuno nel suo ambito – ambiti contigui e molto spesso sovrapposti – costantemente alle prese con le proprie ricerche e sperimentazioni, forti di un linguaggio comune, di un vero e proprio lessico familiare.
Il percorso della mostra, un inventario di opere di ogni genere e specie – disegni e fotografie, libri di legno, collages, oggetti/sculture, stoffe, paraventi e scatole magiche – è un dialogo fitto di corrispondenze in cui le quattro voci si alternano e si susseguono senza ordine cronologico; un dialogo accompagnato da una selezione di apparati (schizzi, appunti, cartoline, fotografie di famiglia) che ne documentano il metodo progettuale e al contempo richiamano la presenza costante dell’arte nella vita privata degli ZaLiZaZa.
Non è dunque un caso che molti soggetti siano analoghi negli ZaLiZaZa.
Se da decenni il design pervade l’opera fotografica e i set tuttora analogici di Miro (Za), lo si ritrova spesso anche nelle opere di Emi (Li), che si tratti del Cicognino di Albini, della vita e dell’opera di Charlotte Perriand o di un design anonimo trovato in vendita online: “non ho tabù, non ho nessun tipo di rispetto né di norma”. Lo stesso ricorso a materiali anonimi e poco convenzionali che si trova nella serie di abiti “Souvenir” di Emilia (Za), realizzati a partire da strofinacci turistici con la mappa del Belpaese, così come certi archetipi ricorrono nelle migliaia di righe tracciate da Olimpia (Za), sempre alla ricerca della sintesi perfetta tra l’idea e la sua rappresentazione.
Oltre a ciò, oltre al design, alle montagne, alle figure, ai corpi, ai ritratti, ai chiaroscuri, ai balconi, persiste, nelle diverse generazioni degli ZaLiZaZa ciò che Matisse disse un giorno a Picasso, e che Emi (Li) ha ricordato: “In fondo, Picasso, non dobbiamo fare i furbi. Voi siete come me: quel che tutti noi cerchiamo di ritrovare in arte, è l’atmosfera della nostra prima comunione”. Il guardare sempre il mondo con gli occhi del bambino, lo sguardo degli ZaLiZaZa.
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