L’agricoltura, e
il frumento in particolare, è sempre stata una delle risorse
economiche più importanti della regione Puglia.
Non a caso, dunque,
dalla provincia di Foggia in giù sono numerosi i tipi di pane
presenti per antica tradizione, di differenti forme e pezzature come,
per esempio, ruote, friselle, taralli.
In senso stretto,
comunque, per pane pugliese si intende la grossa pagnotta che un
tempo poteva riportare un apposito marchio.
Il motivo di tale
marchiatura era dovuto al fatto che in molti paesi e borghi non
tutti disponevano di un forno in cui cuocere il pane; pertanto chi lo
preparava lo portava nel forno comune.
Visto che i pani,
comunque, erano molto simili tra loro, per evitare di scambiarseli
ciascuno provvedeva a personalizzare la propria forma con un marchio
particolare, che consentiva di riconoscerlo a occhio.
Una qualità
casereccia per eccellenza
Il pane pugliese
rappresenta il pane casereccio più tipico con un utilizzo piuttosto
semplice, ma anche assai versatile: lo si affetta e si impiega in
cucina per confezionare bruschette e crostini e, quando non è più
fresco, per ispessire le zuppe.
Inoltre, è un pane
consistente, robusto, rustico, adatto ad accostarsi ai sapori forti
della cucina del Mezzogiorno; si lascia condire da un filo d’olio
pugliese, tradizionalmente corposo e intenso, oppure tiene testa alle
olive con i cipollotti crudi.
Due diverse fasi per
un doppio impasto
Il metodo di
preparazione del pane pugliese è indiretto, cioè la lavorazione
avviene procedendo con un doppio impasto: nella prima fase, si
miscelano tutti gli ingredienti, a esclusione del lievito e di parte
dell’acqua; nella seconda, al composto ormai
formato vengono
aggiunti, appunto, il lievito e la rimanente acqua e si impasta
nuovamente; tale tecnica si presta a favorire un migliore sviluppo
del glutine.
In dettaglio, il
primo impasto viene lavorato in tre diversi tipi di impastatrici per
poco meno di venti minuti e lasciato riposare dalle 16 alle 20 ore.
Nella seconda fase,
la massa viene fatta riposare per 30-40′ a temperatura ambiente; è
poi divisa in pezzature diverse e ciascun pezzo è arrotondato e
posto su un’asse infarinata.
Il pane è messo in
cella di fermentazione a 27 gradi per un’ora, poi capovolto e posto
su telai; si pratica talvolta un’incisione circolare intorno alla
forma, quindi ha luogo la cottura in forno senza vapore, alla
temperatura di 200 gradi.
Crosta marrone o
grigia, mollica porosa
Il pane pugliese ha
crosta resistente, più elastica che cedevole, e colore marrone più
o meno chiaro o grigio; la pasta è formata da mollica porosa e
compatta che si disidrata nel tempo, mantenendo una consistenza
morbida ed elastica.
L’odore è neutro,
con presenze di lievito. Il sapore è in genere pieno, ben sostenuto
dalla componente salina, e la masticazione attenta consente di
cogliere componenti dolci amidacee, ma anche, soprattutto in
prossimità della crosta, piacevoli note amarognole tipiche dei semi
tostati (arachidi, nocciole, sesamo).
Il pane pugliese,
grazie alla sua compatta consistenza, è in grado di diluire i sapori
più forti; inoltre, essendo di per sé saporito, anche con un
condimento semplice quale olio e pepe, oppure pomodoro spezzettato,
olio e sale, si rivela di buona sapidità.
Si può proporre in
abbinamento a fave crude, a pinzimonio e in genere a insalate, a
pâté di verdure o legumi, come quelli libanesi di melanzane e di
ceci.
Tagliato a quadretti
inframmezza spiedini di fegatelli o di formaggio a pasta filata,
oppure va abbinato ad agnello e castrato cotti al forno, alla griglia
o allo spiedo.
I succhi
dell’arrosto che si sono depositati nella leccarda trovano un loro
saporito utilizzo versati su fette di pane tostate, da servire prima
di portare a tavola la carne.
Le fette di pane
possono offrire la base per improvvisare pizzette da infornare in
pochi minuti, con sopra: scamorza affumicata e pomodoro; pomodoro,
capperi e acciuga oppure scarola bollita e olive nere snocciolate;
aglio e broccoletti bolliti conditi con olio d’oliva; insalata di
mare e dadini di pomodoro.
Il pugliese è un
pane da zuppa, da servire con pesci in umido; accompagna verdure
cotte bollite, peperonate e ratatouille.
Non a caso, dunque, dalla provincia di Foggia in giù sono numerosi i tipi di pane presenti per antica tradizione, di differenti forme e pezzature come, per esempio, ruote, friselle, taralli.
In senso stretto, comunque, per pane pugliese si intende la grossa pagnotta che un tempo poteva riportare un apposito marchio.
Il motivo di tale marchiatura era dovuto al fatto che in molti paesi e borghi non tutti disponevano di un forno in cui cuocere il pane; pertanto chi lo preparava lo portava nel forno comune.
Visto che i pani, comunque, erano molto simili tra loro, per evitare di scambiarseli ciascuno provvedeva a personalizzare la propria forma con un marchio particolare, che consentiva di riconoscerlo a occhio.
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