“Monsieur Paul”, ovvero il grande chef francese
Paul Bocuse ci ha lasciato nel gennaio scorso all’età di 91 anni, a poche settimane da un
altro grande maestro della cucina italiana e mondiale,
Gualtiero Marchesi. In attesa che anche per il “Divin Gualtiero” si crei un premio in suo onore,
quest’anno il Piemonte sarà protagonista delle semifinali europee del “Bocuse d’Or”,
il contest tra giovani cuochi del mondo nato nel 1987 a Lione, patria dello chef transalpino, conosciuto anche come
“Olimpiadi della Cucina”.
Per la prima volta i venti semifinalisti per l’Europa saranno in gara a Torino, al Lingotto, l’11 e 12
giugno e il Piemonte non si è lasciato sfuggire l’occasione di sostenere con entusiasmo il percorso
del candidato italiano, lo chef Martino Ruggieri (che però è ai fornelli del Pavillon Lodoyen di Parigi),
anche attraverso l’attività dell’Accademia Bocuse d’Or Italia, presieduta dallo chef
Enrico Crippa (tre stelle Michelin, Ristorante Piazza Duomo di Alba, Cn), con direttore lo chef
Luciano Tona (ex direttore della scuola Alma di Colorno, Parma).
Chi meriterà di accedere alle finali del Bocuse d’Or (sono biennali) a Lione dopo le prove di Torino?
Sappiamo che i venti cuochi in gara dovranno utilizzare ingredienti del patrimonio agroalimentare piemontese. Ne
parleremo al
Circolo dei Lettori di Torino in tre incontri; e l’11 maggio 2018 coordineremo una tavola rotonda
al
Salone del Libro:
- il filetto di fassone Razza Piemontese: 7 maggio 2018 ore 18
- il riso Sant’Andrea Dop di Baraggia Biellese e Vercellese: 21 maggio 2018 ore 18
- il formaggio Castelmagno Dop: 28 maggio 2018
A Torino e in Piemonte è nato un intenso programma di eventi denominati dalla Regione Piemonte “Bocuse
d’Or Off” e noi abbiamo avuto l’incarico dal Circolo dei Lettori e dal Salone del Libro di Torino
di organizzare e guidare quattro incontri con chef, esperti, responsabili dei consorzi di tutela, che ci consentiranno
di approfondire culturalmente questi ingredienti.
È il “gusto della sfida” per l’alta cucina contemporanea, che vuole rimanere saldamente
ancorata al territorio e alle sue tradizioni, ma senza diventarne schiava.
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