L’arte contemporanea incontra la memoria nei rifugi antiaerei della Montagnola
Un progetto site - specific di Fabrizio Cabitza, Claudia De Luca, Gianluca Perrone
5 - 10 febbraio 2026
ExDynamo | La Velostazione Via dell’Indipendenza 71-Z, Bologna
Anteprima stampa: mercoledì 4 febbraio ore 17.00 Opening: mercoledì 4 febbraio ore 18.00
Evento nell'ambito di ART CITY Bologna 2026 e ART CITY White Night, in occasione di Arte Fiera |
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Fabrizio Cabitza |
In occasione di ART CITY Bologna 2026, i rifugi antiaerei della Montagnola, situati nella sede ExDynamo e luoghi simboli della memoria collettiva legata alla guerra e alla Resistenza, aprono le porte al pubblico accogliendo per la prima volta nell’ambito della manifestazione ART CITY un progetto site-specific di arte contemporanea di Fabrizio Cabitza, Claudia De Luca e Gianluca Perrone. Dal 5 al 10 febbraio 2026, il progetto dal titolo: Il grado zero offre ai visitatori un’esperienza di riflessione che intreccia scultura, pittura e fotografia per dare voce alle storie di vita e di sopravvivenza nei rifugi antiaerei durante i bombardamenti.
Il grado zero indaga le molteplici sfumature del bianco, rivelandone impurità, fratture e tracce nascoste. Attraverso processi di stratificazione e sedimentazione, il progetto porta alla luce frammenti incompiuti che emergono dalla materia, dalla pittura e dalla fotografia, riportando il gesto artistico alla sua dimensione primordiale. L’iniziativa prende forma all’interno dei rifugi antiaerei, luoghi storici oggi riscoperti come spazi della memoria. Qui il bianco diventa principio generativo: non semplice colore, ma condizione originaria che azzera il segno, trasforma la materia in presenza essenziale e apre una soglia tra passato e presente. Il pubblico accede ai rifugi ed entra in contatto con una memoria collettiva ancora viva, immergendosi in un percorso sensoriale che intreccia percezione, storia e vulnerabilità. Con il progetto site-specific Il grado zero, i visitatori sono invitati a un confronto diretto con luce, materia e memoria, trasformando il rifugio — un tempo spazio di protezione — in un luogo di rinascita.
Il percorso espositivo si sviluppa lungo i tunnel sotterranei dei rifugi antiaerei della Montagnola. I visitatori sono coinvolti in un’esperienza in cui arte contemporanea, storia e materia dialogano, offrendo una nuova lettura dello spazio e delle storie che custodisce. |
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Claudia De Luca |
Fabrizio Cabitza presenta una nuova versione “white” delle sue Spine Dorsali: sculture ottenute da strati di muro, cemento e gesso, lavorati, incisi e sedimentati fino a dar forma a colonne materiche e irregolari. Ogni strato racconta un passaggio, una traccia di esperienza sedimentata nel tempo. Le superfici ruvide e dettagliate catturano lo sguardo, mescolando tensione e silenzio e mutano a seconda della luce che ne attraversa le forme, svelando sempre nuove sfumature. Richiamando l’anatomia, la spina dorsale simboleggia ciò che sostiene il corpo e l’essere. Le Spine Dorsali diventano quindi segno tangibile di resistenza e fragilità, di forza e memoria sedimentata, incarnando un equilibrio sottile tra materia e significato, gesto creativo e ricomposizione, casualità e intenzione.
Claudia De Luca, con l’installazione Sorry for not, dialoga con le sculture di Fabrizio Cabitza e con il progetto fotografico di Gianluca Perrone attraverso l’uso della tarlatana, tessuto ormai inscindibile dai suoi lavori.Partendo dal bianco, l’artista ne esplora imperfezioni e fratture, restituendo al visitatore una percezione trasformata. Le tarlatane, dipinte nei toni chiari, costruiscono una stratificazione di presenze-assenze che invitano lo spettatore a superare i limiti visivi e a muoversi attorno alle opere. Nel ritorno all’origine — al “grado zero” — ogni elemento artistico prende coscienza del suo contrario e persino il bianco può trasformarsi in oscurità.
Gianluca Perrone propone il progetto Tracce di rifugio che si compone di 20 opere fotografiche realizzate in formato 1:1, ciascuna dedicata ai mattoni del rifugio. Non si tratta di una documentazione descrittiva, ma di un’indagine sulla superficie come traccia: i muri vengono registrati come impronte, segni minimi, presenze che affiorano e subito iniziano a scomparire. La scelta della tecnica analogica è centrale nel processo. Attraverso una modulazione consapevole della chimica di sviluppo e fissaggio, le immagini sono concepite con una durata limitata nel tempo. L’ossidazione progressiva porterà gli scatti a scurirsi fino a diventare neri, trasformando la fotografia in un oggetto instabile, soggetto a un lento ma inesorabile processo di cancellazione. |
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Gianluca Perrone |
All’interno del percorso, tre video offrono uno sguardo esclusivo sul backstage degli artisti, mostrando la lavorazione dei materiali e i dettagli dei processi creativi. La combinazione dei tre linguaggi artistici - scultura, pittura e fotografia - invita il pubblico a immergersi nella memoria collettiva, generando un dialogo sensoriale tra colore bianco e materia. Una colonna sonora, evocativa delle atmosfere dei rifugi antiaerei, accompagna i visitatori lungo tutto il percorso, amplificando l’esperienza emotiva e riflessiva in un luogo storico che per la prima volta nell’ambito della manifestazione ART CITY Bologna 2026 si apre all’arte contemporanea. |
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Fabrizio Cabitza, Claudia De Luca, Gianluca Perrone |
FABRIZIO CABITZA (Cagliari 1976), artista autodidatta che vive a Bologna, porta nel suo lavoro un approccio istintivo e materico, nato dopo una lunga esperienza come progettista culturale nei campi della musica, del teatro e del cinema. Nell’arte visiva trova uno spazio di libertà dove gesti, frammenti e materiali “poveri ma nobili” – come muro, gesso, legno, ferro e ceramica – diventano strumenti per indagare tempo, memoria, ferite e riparazioni. La sua produzione si muove tra collage, scultura e assemblaggio, con serie che emergono come interruzioni necessarie più che come percorsi lineari. Nel 2021 realizza Domani smetto, una sedia elettrica fatta di pacchetti di sigarette e materiali elettrici, opera ironica e disturbante sul tema della dipendenza. Dal 2022 sviluppa un nuovo ciclo che comprende Mursaici, Ferite e soprattutto le Spine Dorsali, sculture verticali costruite per stratificazione di frammenti: forme imperfette che funzionano come colonne vertebrali simboliche, custodi di tracce e sedimentazioni biografiche.
CLAUDIA DE LUCA pescarese di origini, si laurea in Storia Contemporanea presso l’Università di Lettere e Filosofia di Bologna e in Comunicazione e Didattica dell’Arte presso L’Accademia di Belle Arti di Bologna. È docente di storia e filosofia presso il Liceo Ginnasio Luigi Galvani di Bologna. Ha esposto in mostre personali e collettive tra le quali: mostra collettiva Looking Within a cura di A.topos, presso il Palazzo Donà Brusa di Venezia; progetto artistico Rites, Retours, Routes in collaborazione con la RAI per il sociale e l’Istituto Inail presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma; mostra collettiva We Art Open a cura della Notitlegallery di Venezia; mostra personale Le camere dello scirocco presso la Basilica di San Celso di Milano; mostra personale La verità delle rose tardivepresso la Galleria ArteSpazioTempo di Venezia; mostra personale Leviagravia presso la Cripta di San Zama a Bologna nell’ambito di Artefiera per Artcity 2023; mostra personale Il giorno dopo la Rivoluzione presso il Polo del 900 di Torino; mostra personale Esuvie, a voce molto bassa presso il Palazzo D’Adda di Varallo, nell’ambito del Borderline-Artefestival 2023; mostra collettiva Ecsidi le infinite mute dell’animo nell’ambito di Paratissima Nice&Fair presso le Scuderie della Cavallerizza di Torino; mostra personale L’ultima parola presso la galleria ArteSpazioTempo di Venezia; mostra personale Cosa fanno le ombre quando non sono gettatepresso Fabbrica del Vapore di Milano; mostra personale La danza obliqua presso Spazio Hus di Milano.
GIANLUCA PERRONE, fotografo e artista visivo vive e lavora a Bologna. Specializzato in tecniche fotografiche antiche e stampa fine art, Gian Luca Perrone si è formato in camera oscura durante le residenze TPW (2004-2005). Nel 2010 ha presentato Visioni stenopeiche alla Galleria Spazio d’Arte di Roma, cui hanno fatto seguito il Festival della Val d’Orcia (2011) e, nel 2013, il progetto Balere, esposto in occasione di ArtCity Bologna, del Ravenna Festival e al Padiglione Esprit Nouveau. L’opera è stata oggetto della pubblicazione Balere (Risguardi, 2014), presentata alla 50ª edizione del Festival del Cinema di Pesaro e successivamente in mostra a Vienna e Roma. Finalista al Premio Francesco Fabbri (2013) con Apocalittici e Integrati – per il quale ottiene una menzione speciale – nel 2014 vince il Premio Aldo Nascimben con settecentocinquantanove, esposto al Festival F4 di Treviso (2015). Sempre nel 2015 presenta Memorie dello spazio per ArtCity Bologna. Nel 2019 realizza con Davide Ventura il progetto House Masters e partecipa come partner tecnico alla Biennale Gibellina PhotoRoad, collaborando all’opera di Joan Fontcuberta. Negli anni più recenti torna ad ArtCity Bologna con Apocalittici e Integrati (2024, Palazzo Pezzoli) ed espone La verità dell’inganno (2025, Palazzo Pepoli), oltre a riproporre Balere al festival “Inno al Perdersi” presso EXATR di Forlì. Parallelamente alla ricerca artistica, da molti anni si dedica con continuità alla progettazione e conduzione di laboratori didattici. |
INFORMAZIONI Il grado zero Un progetto site - specific di Fabrizio Cabitza, Claudia De Luca, Gianluca Perrone 5 -10 febbraio 2026 ExDynamo | La Velostazione Via dell’Indipendenza 71-Z, Bologna |



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