Seguendo
il suo interesse per sistemi di significato e codici, l’opera di Miri
Segal è un ritratto del fondatore dei Bitcoin Satoshi Nakamoto,
apparentemente uno pseudonimo, e consiste in un’animazione GIF che vede
l’alternarsi di due immagini. Un’immagine è il volto di un uomo asiatico
ed è stata precedentemente usata online come ritratto ufficiale di
Nakamoto. Segal ha scoperto che l’immagine è stata originariamente
creata dal National Geographic nel tentativo di generare un
volto i cui tratti abbracciassero e sublimassero tutti i differenti
caratteri razziali dell’odierna popolazione globale, in altre parole
l’uomo medio per eccellenza. L’altra immagine è la cosiddetta Afghan Girl,
premiata fotografia scattata dal giornalista Steve McCurry, che è stata
utilizzata per la copertina del numero del giugno 1985 di National Geographic.
La fotografia è stata definita come “la Monna Lisa del terzo mondo
secondo il primo mondo”. Dopo aver creato un movimento altalenante tra i
due volti in modo da avere la coincidenza dei loro occhi, Segal ha
apposto due iscrizioni: una è il logo del National Geographic,
mentre l’altra è il simbolo dei Bitcoin, “฿“, con il motto “in code we
trust” (nel codice crediamo), una reinterpretazione dell’iscrizione “in
God we trust” (in Dio crediamo) che è riportata sulla banconota da venti
dollari statunitensi.
Desolate anonymous gazes cross di Miri Segal costituisce il settimo capitolo di “5779”, il progetto espositivo che inaugura la prima stagione di BUILDINGBOX, uno spazio indipendente facente parte di BUILDING ma caratterizzato da un programma unico e autonomo. Il progetto, a cura di Nicola Trezzi,
ha aperto nella settimana di Rosh HaShana, il capodanno dell’anno 5779,
come dice il titolo stesso, secondo il calendario ebraico.
Seguendo queste premesse, ossia una vetrina visibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7,
e un calendario di 12 mesi (Nisan, Iyar, Sivan, Tammuz, Av, Elul,
Tishrei, Marcheshvan, Kislev, Tevet, Shevat e Adar), “5779“ è una mostra
collettiva nella quale le varie opere d’arte non sono presentate una
vicino all’altra, bensì piuttosto una dopo l’altra. La struttura del
calendario, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, diventa
la linea guida per la presentazione delle opere di molteplici artisti;
questa impostazione trasforma il concetto stesso di mostra collettiva:
da coesistenza e giustapposizione, a linearità e processione.
Inoltre,
questo tipo di strutturazione decostruisce l’essenza stessa della
mostra collettiva, che è, per definizione, una mostra con varie opere
d’arte, di vari artisti, presentate una vicino all’altra in uno spazio
definito e per un periodo di tempo limitato. Con “5779“ l’idea della
mostra collettiva, nella quale opere d’arte di diversi artisti appaiono
una dopo l’altra nello stesso spazio, sostituendosi, subentrando l'una
all'altra, suggerisce un’inversione dell’equazione alla base del fare
mostre. Piuttosto che organizzare una mostra a partire dallo spazio,
come succede usualmente, questa volta la mostra viene costruita sulla
base del tempo.
Al
fine di sottolineare ulteriormente la predominanza del tempo sullo
spazio, completo ribaltamento del fare mostre e delle sue premesse, è
stata presa la decisione di esporre opere che non solo sono visibili 24
ore su 24, 7 giorni su 7, ma sono anche ‘nutrite’ dall’elettricità luci
al neon, opere con lampadine, video, ecc. come “piccoli soli” (sebbene
il calendario ebraico non sia puramente solare ma “solunare”) che
scandiscono il ritmo del tempo.
Desolate
anonymous gazes cross di Miri Segal rimarrà esposta fino al 4 aprile,
durante i giorni di Adar II, che segue, solo durante gli anni bisestili,
Adar I, il mese intercalare di trenta giorni di Adar II. Alla fine dei
12 mesi, BUILDING pubblicherà un catalogo concepito come un calendario,
includendo tutte le 12 opere d’arte presentate durante l’anno, che
saranno rivelate mese dopo mese.
Cenni biografici
L’opera di Miri Segal
(Haifa, Israele, 1965) è stata oggetto di mostre personali presso:
Herzliya Museum (Israele), State of Concept ad Atene, Circle 1 –
Platform for Art & Culture a Berlino, Barbican Centre a Londra,
Kamel Mennour a Parigi, Lisson Gallery a Londra, Tel Aviv Museum of Art,
MoMA | PS1 a New York e Dvir Gallery a Tel Aviv. Ha partecipato a
mostre collettive al Petach Tikva Museum of Art (Israele), Palais de
Tokyo a Parigi, La Maison Rouge a Parigi, Gesellschaft für Kunst und
Gestaltung a Bonn, Passage de Retz a Parigi, Zabludowicz Collection a
Londra, Total Museum of Contemporary Art a Seoul, Tate Modern a Londra,
Kunstmuseum Luzern a Lucerna (Svizzera), Magasin III - Museum &
Foundation for Contemporary Art a Stoccolma, Art in General a New York,
Centre Pompidou a Parigi, Tel Aviv Museum of Art, Israel Museum
Jerusalem a Gerusalemme, Kunsthalle Wien a Vienna, Królikarnia a
Varsavia, Tokyo Wonder Site, Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung a Monaco
di Baviera, Galerie für Zeitgenössische Kunst a Lipsia (Germania), ma
anche a biennali e festival come EVA International 2014 a Limerick
(Irlanda), Art TLV a Tel Aviv, Art Focus 2003 e 2008 a Gerusalemme,
Festival Santarcangelo dei Teatri a Rimini e la Nuit Blanche a Parigi.
“5779“ è un progetto concepito da Nicola Trezzi
(Magenta, 1982) attualmente direttore del CCA di Tel Aviv,
precedentemente direttore dell’MFA presso Bezalel Academy of Art,
Jerusalem (2014-2017) e US editor di Flash Art International
(2007-2014). Educatore, curatore e scrittore, Trezzi ha organizzato e
co-organizzato le seguenti mostre: “Painting Overall” alla 5° Biennale
di Praga, “Four Rooms” al CCA di Varsavia, “Modern Talking” al Muzeul
National de Arta di Cluj-Napoca, “Circa 1986” al HVCCA di Peekskill NY,
“Champs-Élysées” al Palais de Tokyo a Parigi, “Diagonal Histories — Imre
Bak, Peter Halley—“ e “Yael’s Dreams (and Nightmares)”, entrambe presso
Art+Text Budapest, “Yael Efrati: Eva and Emerick”, al MNAC di
Bucharest, “KEDEM–KODEM–KADIMA” e “Laurent Montaron: Replica”, entrambe
al CCA di Tel Aviv.
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