Torino, 20 ottobre 2025 – È stata presentata questa mattina nella suggestiva Sala delle Fucine delle OGR di Torino la nuova edizione della Guida alle Osterie d’Italia. A condurre il racconto delle novità regione per regione e l’assegnazione dei numerosi premi, Mario Calabresi e Carlo Bogliotti, nuovo responsabile editoriale della guida.
L’edizione 2026: l’osteria come modello
In continuità con l’anno scorso, la crescita del numero dei locali segnalati indica che l’osteria è quanto mai viva ed è sempre più il principale punto di riferimento quando si parla di ristorazione in Italia, anche se un solo modello e una sola definizione di osteria non ci sono. Nella guida 2026 si trovano infatti molte tipologie di locali, tutte meritorie di far parte della selezione a prescindere dalla forma che hanno assunto o sempre avuto.
Trentasei anni fa, con la sua nascita, il sussidiario del mangiarbere all'italiana stabiliva tre capisaldi che hanno ridefinito il modello di osteria e che non sono mai cambiati: cucina locale nel suo contesto autentico, uso di prodotti di qualità e del territorio, prezzi accessibili ai più. Queste tre linee guida sono rimaste tali negli anni e hanno anzi accompagnato un’evoluzione che ha riportato l’attenzione su questo modello di ristorazione a partire dagli anni ‘90, senza tuttavia uniformare una diversità di proposte che invece è parte fondamentale dello spirito della guida.
Perché la diversità che ci contraddistingue come italiani e che riguarda anche l’aspetto culinario del nostro Buonpaese − non esiste infatti una “vera” cucina italiana codificata −, questo insieme multiforme di diversità che mutano nel tempo, è l’aspetto che da sempre ha contribuito a costruire la nostra identità: ed è qui che la Guida manifesta la sua importanza e diventa libro mastro, ovvero il nostro codice, quello che ci permette di riconoscere la cucina non solo come cibo, ma come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basati sui saperi locali, che rappresentano l’identità e la cultura italiana. E chissà che intanto, a dicembre, non arrivi dall’Unesco il riconoscimento alla cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità.
Come qualche anno fa l’ha definita il critico letterario – e buongustaio − Antonio D’Orrico, la guida alle Osterie d’Italia va letta come un vero e proprio romanzo italiano perché ogni edizione racconta l’Italia e lo fa attraverso le diverse cucine regionali − e tutte le persone che animano quelle cucine −, ma anche attraverso la rete di oltre 250 collaboratori sparsi in tutta Italia, che nel corso di tutto l’anno visitano in anonimato tantissimi locali e ne ricavano le segnalazioni e le recensioni che compongono le 1000 e più pagine del volume.
1980 sono i locali segnalati nell’edizione 2026: e accanto alle osterie, ai ristoranti, alle enoteche con cucina e agli agriturismi, ci sono anche quest’anno i Locali Quotidiani – sezione inaugurata nell’edizione 2025, che raggruppa tutte quelle tipologie ristorative alternative come pastifici, gastronomie, enoteche con cucina e altre realtà più informali, in cui sia primaria l'attenzione allo stare bene, al territorio e al piacere della tavola. L’anno scorso i Locali Quotidiani erano 134, quest’anno il loro numero è salito a 161.
Dei 1980 locali segnalati nella guida, sono 337 i locali premiati con il massimo riconoscimento, ovvero la Chiocciola, che viene attribuita a quelle insegne che si contraddistinguono per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con i valori di Slow Food.
Guardando alle regioni, quelle con più osterie segnalate sono il Piemonte (187), e subito dietro Campania (169) e Toscana (163), mentre diverso è l’ordine se si guarda al numero delle Chiocciole, che vede la Campania in testa con 39 locali chiocciolati, la Toscana in seconda posizione con 30 e subito a ridosso il Piemonte con 29.
Non mancano gli inserti con gli indirizzi dove provare altre forme di ristorazione popolare: si va dagli arrosticini abruzzesi ai supplì romani, alle pizze napoletane ai tegamini piemontesi, dai bacari veneziani ai buffet triestini senza trascurare le osmize sul Carso, dai fornelli pugliesi ai trippai fiorentini, dalle malghe trentine alle focacce e liguri, una mappa dei luoghi, anche i più remoti, dove trovare tutte le specialità più golose che la tradizione di ciascun territorio, da nord a sud, può offrire.
La presentazione
«L’edizione della guida Osterie d’Italia 2026 ci prende per mano e ci porta nei meandri dell’Italia più autentica, più vera, capace di essere al di sopra di ogni divisione o diversità» ha detto Carlo Bogliotti, amministratore delegato di Slow Food Editore e responsabile editoriale della guida, aprendo la presentazione alle OGR di Torino. E ha poi aggiunto «è un racconto appassionante, che ci invita a viaggiare, conoscere luoghi, persone e tradizioni che fanno bene al cuore e alla mente, che ci riconciliano con l’esistenza. Se andare a pranzo o cena fuori casa, in tempi di ristrettezze economiche per tutti, a molti poterebbe sembrare un’attività superflua, noi invece riteniamo che frequentare le Osterie appartenga alla categoria de “il superfluo necessario”, quasi una forma di educazione civica, di questi tempi».
Nel suo intervento, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food esordisce: «È un piacere essere davanti a quest’assemblea che più di ogni altra rappresenta un motivo per cui se la cucina italiana diventerà patrimonio dell’umanità il merito principale è vostro: il patrimonio che voi portate avanti con i vostri prodotti e le ricette testimonia che la nostra cucina ha delle radici profonde e che siete riusciti a creare un forte legame con il territorio esaltandone la biodiversità… Oggi, però, non si può parlare di biodiversità se non rispettiamo le diversità culturali. Sono le diversità la nostra ricchezza». E rivolgendosi ai 250 collaboratori della guida, presenti in tutte le regioni d’Italia, Carlo Petrini aggiunge: «Per fare la guida serve una cronaca onesta e sincera. Non bisogna ergersi a giudici: prima di fare una valutazione ricordatevi che in cucina c’è gente che lavora duramente e fa sacrifici».
Chiara Cauda, direttore editoriale della casa editrice ha posto l’accento sul ruolo delle osterie per la comunità: «Oggi che la cucina è diventata spettacolo, le osterie ci ricordano che il cibo è prima di tutto relazione. È l’incontro tra chi produce e chi consuma, tra chi ospita e chi viene accolto. Difendere la loro esistenza significa proteggere un modo di vivere, un modello di economia sostenibile e una cultura che sa farsi accoglienza».
Mario Calabresi, che ha presentato i premi speciali di questa edizione insieme a Carlo Bogliotti, ha dichiarato che la guida alle Osterie è il suo libro preferito, quello che lo accompagna sempre nei suoi viaggi.
In chiusura le parole con cui Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia, ha salutato questa edizione e che ne condensano lo spirito: «“Raccontami una storia”. Se potessi, quando entro in un’osteria, vorrei proprio poter chiedere questo all’ostessa o all’oste che mi ospita. La storia di quel luogo, di quel fondo o di quel casale, di quel paese o di quel quartiere, la storia dell’arredamento scelto, quella della famiglia o dell’amicizia che lega i soci. La storia di una vita passata tra mercato, cucina e sala, e di tempo poco ne resta… Migliaia di storie che narrano la ricchezza e la enorme diversità delle cucine regionali italiane che è, rimane, deve restare, un patrimonio enogastronomico sociale ambientale e culturale di tutte e tutti. L’osteria è un’esperienza popolare, deve essere accessibile e incastonata in un contesto da cui non si chiama fuori, al contrario! Un’osteria è un luogo di ristorazione democratica che partecipa ai luoghi e comunità, che fa parte di un ecosistema, che accoglie e raccoglie le storie di tutti, per tutti».
I premi speciali
I premi speciali vengono annunciati durante la presentazione ufficiale della guida e costituiscono l’occasione per dare risalto ad alcune delle tante e belle storie delle osterie che sono recensite ogni anno. Quelle messe in evidenza dai premi speciali sono espressioni di eccellenza gastronomica ma sono anche storie che testimoniano come le osterie siano un presidio per la comunità, non di rado in zone marginali, magari difficili da raggiungere, dove diventano un punto di riferimento per la ricostruzione del tessuto sociale ed esempi virtuosi di microeconomia.
Ecco dunque i premi di questa nuova edizione con le motivazioni e il partner che accompagna Slow Food nell’assegnazione di ciascun riconoscimento.
Premio Novità dell’anno: Locanda dei pescatori del Trasimeno | Magione (Pg)
Per essere una realtà di resistenza, che incarna storie di vita e di lavoro legate alle tradizioni della piccola pesca e alle semplici ricette a essa collegate. Un tassello fondamentale nella salvaguardia di un ecosistema fragile, una promessa per il futuro, garantita dal saper fare comunità.
Ha consegnato il premio Mattia Negro, Team Leader relativamente alle attività di Brand Communication di Reale Mutua
Premio Giovane dell’anno “Vittorio Fusari” Franciacorta: Zio Salvatore | Siderno (RC)
Per la determinazione nel tornare a casa e portare una visione. Un cuoco di 22 anni che fa del suo retaggio culturale la misura innovativa di un ritorno alla terra attraverso l’Osteria: la sua terra e quella della sua famiglia, il suo paese e la voglia di vederlo vivo, popolato e stimolante. L’Osteria può cambiare vite e interi borghi.
Ha consegnato il premio Emanuele Rabotti, Presidente del Consorzio Franciacorta
Premio Ostinati: Osteria Storica Morelli | Pergine Valsugana (Tn)
Per la vicenda di una piccola comunità strettasi attorno al locale, che non solo ha salvato l’insegna storica e d’eccellenza, ma ha saputo porre le basi, in maniera creativa e affettiva, per una nuova avventura in continuità con il passato, garantendo il passaggio generazionale in mancanza di un appiglio famigliare.
Ha consegnato il premio Domenico Rinaldini, presidente di Ricrea
Premio Interpretazione della cucina regionale: La Piazzetta | Valle dell’Angelo (Sa)
Per essere un baluardo di autenticità in un piccolo borgo dove una sola famiglia produce gli ingredienti del suo menù o li compra dai paesani. Una proposta che cambia ogni giorno secondo la filosofia del “poco ma buono” che ha dato i natali alla Dieta mediterranea e che racconta perfettamente i suoi luoghi.
Ha consegnato il premio Vincenzo Nasi, presidente di EPAT-FIPE Torino e membro del Comitato Direttivo della FIPE
Premio Dispensa in osteria: Fattoria Borrello | Osteria del Maiale nero Raccuja (Me)
Per le materie prime e i trasformati provenienti soprattutto dall’allevamento e dall’orto di famiglia e da tanti Presìdi Slow Food, per la perfetta integrazione del locale nel suo contesto naturale, per i pochi piatti in carta sempre a vantaggio dell’esaltazione degli ingredienti. Un baluardo di biodiversità, un’oasi in un’oasi.
Ha consegnato il premio Giulio Trombetta, Amministratore delegato di Costadoro
Premio Piatto dell’anno: Minestrone alla genovese | Caccia C'a Bugge | Campo Ligure (Ge)
Perfetto equilibrio e intensità dei sapori che è anche un esempio di cucina “antispreco” in grado di coniugare semplicità, tradizione e sostenibilità, valorizzando gli ingredienti freschi e gli avanzi. Un piatto che muta con il mutare delle stagioni, che è più buono il giorno dopo, che va bene caldo, tiepido o freddo.
Ha consegnato il premio Carmine Pagnozzi, Direttore generale del Consorzio Biorepack
Premio Vino in osteria: Enoteca Spontanea | Firenze
Per la capacità di trasmettere passione e genuinità, per il saper costruire per gli ospiti un’esperienza su misura attraverso una grande varietà di vini, sempre da vignaioli affini per cura, autenticità e rispetto del vino. Il tutto con trasparenza e volontà di fare rete con i piccoli produttori.
Hanno consegnato il premio Rossano Bozzi, Direttore Business Unit di BolognaFiere e Giancarlo Gariglio, curatore di Slow Wine
Premio Birra in osteria: Al Giardino da Giamburesti | Mondavio (Pu)
Per la capacità di affiancare a una cucina viva e generosa, che coniuga la migliore materia prima a cotture scrupolose, una carta delle birre artigianali in grado di sposare perfettamente i gusti autentici del territorio.
Ha consegnato il premio Lorenzo Bossi, Direttore Marketing di Radeberger Gruppe Italia.
Premio Bere Bene: RistOrobie | Cusio (Bg)
In un territorio magico ma molto isolato, una ristorazione fatta di ricerca, cura e varietà di prodotti. Si gustano piatti genuini e si attinge a una carta dei vini, delle birre e delle bevande da far invidia a molte liste di città, che comprende anche aperitivi analcolici con botaniche locali, tisane, infusi e distillati artigianali di grande varietà e qualità.
Ha consegnato il premio Mario Manzone, Responsabile commerciale di Acqua S.Bernardo.
Premio Oste dell’anno: Botteghe Antiche | Putignano (Ba)
Celebriamo una “involuzione felice”, che riporta al centro del mondo gastronomico il modello Osteria. In cucina si torna all’essenziale: ricette familiari e riconoscibili, che evocano i pranzi della domenica. Niente fronzoli. Solo sapori sinceri, senza la pretesa di inventare, ma con la volontà di far scoprire e riaffiorare ricordi affettivi.
Ha consegnato il premio Tania Comi, responsabile comunicazione Paderno.
Menzione speciale FIPE: Taverna 58, Pescara
Nel corso della presentazione è stata assegnata anche la Menzione speciale FIPE, a un associato della Federazione Italiana Pubblici Esercizi presente all’interno della guida. La menzione, assegnata a Taverna 58 di Pescara, è stata accompagnata dalla seguente motivazione: «In guida Osterie sin dalla prima edizione nel 1990, Chiocciola da quando si è istituito il riconoscimento, più di trent’anni fa. Basterebbe questo dato a spiegare il perché di questa menzione speciale. Un emblema di continuità, qualità e resistenza in un quartiere molto cambiato negli anni, tra le case di Flaiano e D’Annunzio».
La Guida sarà disponibile in tutte le librerie e sullo store online di Slow Food Editore dal 22 ottobre. L’app di Osterie d’Italia 2026 sarà disponibile per Android e iOS dal 6 novembre, in italiano e in inglese.
I numeri della guida
1980 osterie, agriturismi, enoteche con cucina e ristoranti segnalati
più di 250 collaboratori sparsi su tutto il territorio italiano
inserto per i Locali Quotidiani, con 161 segnalazioni
337 locali premiati con la Chiocciola per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con Slow Food
223 locali premiati con il Bere Bene, un riconoscimento per l’accurata selezione di bevande: birre artigianali, succhi, infusi, cocktail e distillati
592 locali premiati con la Bottiglia per la curata selezione di vini
Osterie d’Italia 2026
Responsabile editoriale Carlo Bogliotti
Pagine: 1020
Collana: Guide Slow
Prezzo al pubblico: 24,90 euro
In libreria dal 22 ottobre 2024
I Main partner della presentazione di Osterie d’Italia 2026 sono: Biorepack, Costadoro, Dojo, Fipe, Franciacorta, Paderno, QBA - Quality Beer Academy, Reale Mutua, Ricrea, Acqua S. Bernardo e Slow Wine Fair. In collaborazione con OGR Torino.
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