Galleria Nazionale della Pilotta
Piazza della Pilotta 3, Parma
Il Complesso Monumentale della Pilotta presenta il restauro e la ricollocazione della cornice in legno dorato e intagliato disegnata da Ennemond Alexandre Petitot a complemento del dipinto La Morte di Virginia di Gabriel François Doyen del 1759.
Catalogato con il numero 1 di inventario, il dipinto di Doyen rappresenta simbolicamente il tassello iniziale delle collezioni della Galleria Nazionale.
Grazie a un lavoro di restauro durato più di quattro mesi, con inizio il 5 novembre 2018 – effettuato dal laboratorio di Federica Romagnoli di Parma – è stato possibile ripristinare questo importante manufatto, notevole sia per le dimensioni (il perimetro interno misura cm. 383 x 660) che per la preziosa lavorazione in legno dorato a guazzo. La sua ricollocazione costituisce per il Complesso Monumentale della Pilotta un momento di recupero e valorizzazione delle origini dell’immenso patrimonio conservato dall’Istituzione.
L’opera di Doyen fu acquistata a Parigi nel 1760 dal duca Filippo di Borbone, su consiglio del ministro Conte Du Tillot, nell’intento di costituire una collezione di prestigio, degna di Casa Borbone. Conscio del ruolo della cornice a completamento di un’opera, il duca Filippo non esitò a chiedere all’architetto di corte Ennemond Alexandre Petitot di impreziosire il dipinto di Doyen. Lo stesso Petitot, al corrente del dibattito sull’estetica delle cornici in Francia, era consapevole che la cornice conferisce all’immagine una particolare completezza, abbellendo senza sconfinare, esaltando senza sopraffare: ornamento dell'immagine dipinta e prezioso margine per lo sguardo che la contempla, la cornice impone allo spettatore di porsi nei confronti dell'immagine in una relazione 'estetica' che stacca l’opera dal contesto ordinario. Architetto sensibile, Petitot disegnò quindi per il quadro una cornice preziosa ma senza eccessi: un perimetro semplice, a doppia modanatura, la prima bombata, l’interno incavato e con al centro, in basso e nella parte alta, in rilievo, un intaglio a fogliame. Unico vezzo a impreziosire l’opera, la ricca cimasa con mascherone e fogliame.
Come risulta dalla documentazione d’archivio, una volta finita la cornice l’opera nella sua interezza fu collocata negli appartamenti del duca Ferdinando di Borbone. In tempi più recenti fu inserita nel percorso espositivo, all’interno di una delle sale della Reale Galleria per essere poi sistemata, in un secondo momento, sopra la porta d’ingresso della Galleria Nazionale. Presumibilmente nel corso del riallestimento delle Collezioni avvenuto negli anni Ottanta del Novecento, il dipinto fu posto nel salone del Settecento, privato della cornice e lasciato nudo. Da quel momento questa splendida opera di artigianato è caduta nell’oblio, staccata dal dipinto e messa in un deposito. Declassata dal suo ruolo di opera nell’opera, è divenuta un ammasso di pezzi di legno, privi di funzione e dignità.
Ritrovata in un magazzino “di fortuna” del Complesso, smontata in quattro pezzi, molto impolverata e attaccata da insetti xilofagi, da subito è stato evidente il suo critico stato di conservazione. Nella prima fase del restauro ci si è concentrati sulla disinfestazione dai parassiti del legno attraverso la permanenza in una camera anossica. Una volta ricomposta in tutte le sue parti, constatato che la decorazione a fogliame – sia nella fascia perimetrale che nella centinatura della sommità – aveva subito delle perdite, il restauro è proseguito con la pulitura, la ricostruzione degli intagli mancanti e la stuccatura di fori e parti lignee abrase. Infine, sono state integrate le dorature a foglia d’oro delle lacune.
Catalogato con il numero 1 di inventario, il dipinto di Doyen rappresenta simbolicamente il tassello iniziale delle collezioni della Galleria Nazionale.
Grazie a un lavoro di restauro durato più di quattro mesi, con inizio il 5 novembre 2018 – effettuato dal laboratorio di Federica Romagnoli di Parma – è stato possibile ripristinare questo importante manufatto, notevole sia per le dimensioni (il perimetro interno misura cm. 383 x 660) che per la preziosa lavorazione in legno dorato a guazzo. La sua ricollocazione costituisce per il Complesso Monumentale della Pilotta un momento di recupero e valorizzazione delle origini dell’immenso patrimonio conservato dall’Istituzione.
L’opera di Doyen fu acquistata a Parigi nel 1760 dal duca Filippo di Borbone, su consiglio del ministro Conte Du Tillot, nell’intento di costituire una collezione di prestigio, degna di Casa Borbone. Conscio del ruolo della cornice a completamento di un’opera, il duca Filippo non esitò a chiedere all’architetto di corte Ennemond Alexandre Petitot di impreziosire il dipinto di Doyen. Lo stesso Petitot, al corrente del dibattito sull’estetica delle cornici in Francia, era consapevole che la cornice conferisce all’immagine una particolare completezza, abbellendo senza sconfinare, esaltando senza sopraffare: ornamento dell'immagine dipinta e prezioso margine per lo sguardo che la contempla, la cornice impone allo spettatore di porsi nei confronti dell'immagine in una relazione 'estetica' che stacca l’opera dal contesto ordinario. Architetto sensibile, Petitot disegnò quindi per il quadro una cornice preziosa ma senza eccessi: un perimetro semplice, a doppia modanatura, la prima bombata, l’interno incavato e con al centro, in basso e nella parte alta, in rilievo, un intaglio a fogliame. Unico vezzo a impreziosire l’opera, la ricca cimasa con mascherone e fogliame.
Come risulta dalla documentazione d’archivio, una volta finita la cornice l’opera nella sua interezza fu collocata negli appartamenti del duca Ferdinando di Borbone. In tempi più recenti fu inserita nel percorso espositivo, all’interno di una delle sale della Reale Galleria per essere poi sistemata, in un secondo momento, sopra la porta d’ingresso della Galleria Nazionale. Presumibilmente nel corso del riallestimento delle Collezioni avvenuto negli anni Ottanta del Novecento, il dipinto fu posto nel salone del Settecento, privato della cornice e lasciato nudo. Da quel momento questa splendida opera di artigianato è caduta nell’oblio, staccata dal dipinto e messa in un deposito. Declassata dal suo ruolo di opera nell’opera, è divenuta un ammasso di pezzi di legno, privi di funzione e dignità.
Ritrovata in un magazzino “di fortuna” del Complesso, smontata in quattro pezzi, molto impolverata e attaccata da insetti xilofagi, da subito è stato evidente il suo critico stato di conservazione. Nella prima fase del restauro ci si è concentrati sulla disinfestazione dai parassiti del legno attraverso la permanenza in una camera anossica. Una volta ricomposta in tutte le sue parti, constatato che la decorazione a fogliame – sia nella fascia perimetrale che nella centinatura della sommità – aveva subito delle perdite, il restauro è proseguito con la pulitura, la ricostruzione degli intagli mancanti e la stuccatura di fori e parti lignee abrase. Infine, sono state integrate le dorature a foglia d’oro delle lacune.
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